FESTA: 19 MARZO

Per comprendere la natura di San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale, dobbiamo tenere a mente due fatti impressionanti. San Giuseppe è il marito vergine della Madonna e il padre guardiano di Nostro Signore.

Il marito deve essere proporzionato alla moglie. La moglie di San Giuseppe è la Beata Vergine Maria, la più perfetta delle creature e il capolavoro dell’opera del Creatore. Nella sua incomparabile persona troviamo la somma di tutte le virtù di tutti gli angeli e di tutti i santi, anzi di tutta la creazione fino alla fine dei tempi. Anche queste povere considerazioni, naturalmente, non riescono a trasmettere adeguatamente la sublime perfezione della Santissima Madre di Dio.

Tra tutti gli uomini, Dio scelse un uomo degno di amare e onorare la Madre del suo Figlio unigenito come suo sposo. Era un marito proporzionato alla moglie nell’amore di Dio, nella purezza, nella sapienza, nella giustizia, in tutte le virtù. San Giuseppe era un uomo di questo tipo.

Rimane, tuttavia, qualcosa di ancora più incomprensibile. Il padre deve essere proporzionato al figlio e, come abbiamo sottolineato, il Figlio per il quale Dio cercava un padre terreno non era altro che il suo.

Poteva esserci un solo uomo adatto a una responsabilità così grande, l’uomo che Dio ha creato proprio per questa vocazione e la cui anima ha incoronato con tutte le virtù. Quell’uomo era anche San Giuseppe.

San Giuseppe è all’altezza della Madre e del suo Figlio divino: quale omaggio più grande potremmo rendergli? Non possiamo immaginare la grandezza dell’esaltazione di San Giuseppe.

Le parole non possono esprimere la profondità della sua penetrazione nell’anima santissima della Madonna e il grado di intimità con il Verbo incarnato.

Sant’Antonio da Padova è comunemente raffigurato con in braccio il Bambino Gesù. Poiché il Divino Bambino ha riposato tra le sue braccia per pochi istanti, consideriamo Sant’Antonio particolarmente beato. Ma quante volte San Giuseppe ha tenuto in braccio il Bambino Gesù?

Quelle di San Giuseppe erano le labbra pure che insegnavano a Gesù e rispondevano alle sue domande. Considerate la bottega di falegname di San Giuseppe a Nazareth, dove un figlio impara il mestiere del padre.

Se riuscite a concepire un uomo con la purezza, l’umiltà e la saggezza necessarie per governare la Sacra Famiglia come loro signore, potete iniziare ad apprezzare la sublime virtù di San Giuseppe. Ma come reagirono i contemporanei di San Giuseppe a questa grandezza? San Luca ne dà una chiara testimonianza. “Ella partorì il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nella locanda”. – Luca 2:7

Queste ultime parole rivelano un’amara verità. Nel loro meschino egoismo, gli uomini hanno difficoltà ad accettare il grande, tanto meno il divino. Possiamo pensare che agli uomini piaccia occuparsi di questioni importanti. In effetti, alcuni uomini amano queste cose, ma in modo superficiale ed egoistico. Ciò che attrae gli uomini non è tanto la grandezza quanto la mediocrità, un misto di bene e di male in cui predomina il male.

Allora possiamo capire perché i locandieri di Betlemme non erano disposti a far posto alla Sacra Famiglia. San Giuseppe e Maria mostrarono loro la più tenera gentilezza. La loro maestà era inconfondibile, anche nella loro povertà.

Tuttavia, la distinzione è accettabile solo se accompagnata dalla ricchezza, perché la seconda risparmia la prima. Inoltre, la cupidigia incita all’adulazione, che prende il posto del rispetto. Così, quando un uomo povero e distinto bussa alla porta, non c’è posto. Sarebbero bastati cinque minuti per organizzare un alloggio spazioso per dei ricchi mediocri, ma nella locanda non c’era posto per San Giuseppe e per la sua sposa con il Bambino. E anche se avessero saputo che il Bambino era il Messia promesso, non li avrebbero accolti. Come ricorda giustamente Donoso Cortés, “lo spirito umano ha fame di assurdità e di peccato”.

Il Bambino Gesù assomigliava alla Madonna. Era la prefigurazione del Redentore. Anche San Giuseppe gli somigliava, ma nella locanda non c’era posto per la Sacra Famiglia. Così la storia registra il primo rifiuto del popolo ebraico. Nostro Signore bussa alle porte – ai cuori – degli uomini per intercessione paterna di San Giuseppe, e viene rifiutato.

San Giuseppe, principe della Casa di Davide, la famiglia reale da cui doveva venire la Speranza delle Nazioni, bussa alla porta e viene respinto. Ma in questo rifiuto sta la sua gloria. Avvicinandosi al martirio, conduce la sua augusta sposa in una povera stalla, dove nascerà il Signore dell’Universo.

A questa gloria se ne aggiungeranno molte altre: la gloria di essere considerato una persona di poco valore; la gloria di prendere su di sé l’umiliazione, l’ignominia e l’oppressione che sarebbe toccata a Nostro Signore; o la gloria di essere disprezzato dagli uomini per la grandezza della sua anima. Ancora oggi, quella stessa gloria ci porta a implorare:

“San Giuseppe, martire della grandezza, prega per noi!”

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