La legge di Murphy afferma che “se qualcosa può andare male, probabilmente lo farà”, tralasciando la possibilità dell’effetto opposto, cioè la probabilità che qualcosa vada bene, se possibile, dimostrando che tutto dipende dall’atteggiamento con cui si guardano le cose.
Il pensiero positivo è evidentemente l’altra faccia della medaglia del pensiero negativo, un atteggiamento basato sull’ottimismo e sulla fiducia in se stessi. Diversi studi concordano su questo tipo di ragionamento: in definitiva, avere la convinzione che qualcosa sia possibile, spinge a lavorare per realizzarlo.
Il problema sta nel fatto che può essere difficile assumere un pensiero positivo, quando dei 50.000 pensieri che girano nella testa, la maggior parte si concentra sul passato, sul ripetitivo e sul negativo. Come cambiare questa postura e lasciarsi alle spalle il pessimismo? La risposta è ora.
A differenza del pensiero sistemico, il pensiero positivo consiste nel trarre il meglio dalle situazioni problematiche. Contrariamente a quanto si crede, non è un processo che invita a sviluppare una postura in cui si assume un mondo roseo, ignorando – o trascurando – gli aspetti negativi. La definizione e le caratteristiche di questo tipo di pensiero sono chiare: si basa sul tentativo di vedere il meglio di sé, degli altri e delle proprie capacità, per poterle sfruttare al meglio negli scenari sfavorevoli.
Adottare questo tipo di ragionamento richiede di combinarlo con azioni pratiche; evitando di aspettarsi che tutto vada bene semplicemente pensandoci. Il vero successo attende l’azione, non il sogno.
Sebbene la scienza sostenga l’importanza dei buoni pensieri come forza motrice della produttività, un buon atteggiamento avrà poco valore se non sarà accompagnato dall’azione.
Bisogna anche evitare di cadere nella convinzione estrema che il successo sia subordinato al pensiero positivo; in questo senso, gli esempi non lasciano spazio a dubbi, senza l’azione e l’agire, il positivismo porterà solo fino a un certo punto prima di diventare ottimismo irrealistico.
Lo sviluppo del pensiero positivo non segue uno schema fisso; ognuno intraprende il ragionamento secondo i propri ritmi e la propria misura. Tuttavia, in termini generali, il processo prevede 2 fasi:
Sebbene si tratti di un approccio semplice che sfiora l’ingenuità e l’infantilismo, mettere in pratica l’esatta definizione del concetto può apportare molteplici benefici, al punto da permetterci di godere meglio della vita e di essere più felici.
Una persona comunemente razionale troverà frustrante ricevere un messaggio sul cellulare che dice “sii felice, la vita è meravigliosa” in una situazione in cui tutto sembra andare contro di lei. Ad esempio, la macchina non parte, piove a dirotto e c’è una riunione importante in programma.
In uno scenario del genere, ricevere questo tipo di messaggio può persino risultare fastidioso, mentre in realtà contiene un insegnamento di grande utilità: la vita non è meravigliosa perché tutto va bene, ma quando si sceglie di renderla tale. In parole più semplici, la felicità non è limitata agli eventi esterni, ma alle decisioni e agli atteggiamenti personali.
Più che seguire parametri o caratteristiche generali, i pensatori positivi sviluppano la capacità di trasformare le loro abilità in benefici per se stessi. Secondo numerosi studi, il pensiero positivo permette di:
Ma non è tutto: a differenza della mentalità negativa, il positivismo ci invita a non concentrarci sul problema, ma sulla ricerca della soluzione, evitando l’errata decisione di permettere alle circostanze esterne di alterare lo stato d’animo, e a quest’ultimo di prendere il sopravvento sulle decisioni.
Allenare il pensiero positivo può non essere facile all’inizio, ma con un po’ di pratica e seguendo i seguenti consigli, diventa un processo più semplice:
Chi vede lo sviluppo del pensiero positivo come un processo naturale vede “il bicchiere mezzo pieno, anziché mezzo vuoto” e prende decisioni e azioni per riempirlo, sapendo che non si tratta semplicemente di pensare che il bene è possibile, ma di agire di conseguenza.
È così che queste persone adottano frasi come:
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